Convinzioni limitanti: accontentarsi, lamentarsi o Coaching?

Che fare con le convinzioni limitanti? Accontentarsi, lamentarsi o sperimentare il Coaching?

Ciò di cui siamo convinti ha un’influenza fondamentale su ciò che decidiamo di fare o di non fare, determinando significativamente la nostra vita. Le nostre convinzioni o credenze possono ovviamente assumere implicazioni sia positive che negative, supportanti o limitanti, vitalizzanti o depotenzianti. Ma come si crea una convinzione?

Che sia positiva o negativa, essa si forma attraverso un processo cognitivo specifico, che inizia da un fatto accaduto o dichiarato, il quale viene assunto come “regola” fino a determinare azioni sempre più coerenti proprio con questa regola.

Queste regole diventano automatiche ed inconsapevoli per cui, soprattutto con le convinzioni limitanti, si arriva ad ignorare il motivo per cui quella cosa non ci riesce mai o non la facciamo proprio, sviluppando così un circolo decisamente vizioso.

È da qui che escono le frasi “Purtroppo sono fatto in questo modo…” “Ormai è troppo tardi per scegliere…” “Non ci riuscirò mai…” “Finché penso così, so che non cambierò…” “Mi chiedo sempre perché cavolo agisco così…”

Una forbice che taglia un foglietto con la frase I can't do it

Le convinzioni limitanti mentono su chi sei davvero

Il Coaching, in quanto metodo per lo sviluppo ed il miglioramento della persona, è la risorsa principale per

  • “vedere”, magari per la prima volta, le proprie convinzioni limitanti

  • “sentire”, veramente, gli effetti depotenzianti delle convinzioni limitanti

  • “ristrutturare” il proprio pensiero attraverso specifiche strategie

  • “agire” finalmente sulla base di convinzioni maggiormente evolute.

Una matita col gommino che cancella le lettere im da impossible

Puoi trasformare le convinzioni limitanti in potenzianti

Il Coaching aiuta quindi a trasformare le convinzioni limitanti in potenzianti, per raggiungere la propria realizzazione in sano contatto con la realtà, cioè senza sostituire nella propria visione della vita gli “occhiali neri” del pessimismo con illusori e altrettanto limitanti “occhiali rosa”, ma tenendo conto delle risorse personali e ambientali.

Allora accontentarsi, lamentarsi o sperimentare il Coaching?

Nella vita di tutti, l’insoddisfazione è proporzionale al gap percepito tra la propria situazione e le aspettative che si hanno. Una certa dose di insoddisfazione è quindi fisiologica e positiva, un valore direi, in quanto segnala che qualcosa non va come vorremmo e ci spinge a migliorare. Infondo per avere motivazione è necessario provare un’emozione di mancanza, senza la quale non hai voglia di niente e non combini niente.

Il progresso stesso dell’umanità è sempre stato mosso dall’insoddisfazione per la situazione presente, tanto che senza aspettative le persone sarebbero ancora tranquillamente, si fa per dire, nelle caverne.

Le aspettative e i desideri sono dunque elementi positivi da ascoltare e coltivare, soprattutto sul versante motivazionale piuttosto che valutativo, per superare le convinzioni limitanti ed attivare un cambiamento positivo di sé e, in ultima analisi, delle relazioni e dell’ambiente.

Le convinzioni limitanti inducono sia l’accettazione inerme e passiva che può permettersi la sola lamentela della propria vita, sia la cronica e rabbiosa insoddisfazione per essa, che si rivela altrettanto paralizzante.

Una catena spezzata

L’insoddisfazione utile rompe le catene

L’insoddisfazione utile, invece, rivela ed identifica aspetti specifici che possono essere oggetto di cambiamento ed il futuro desiderato a cui tendere, ben definito e ragionevolmente perseguibile.

Dunque se è vero che “chi si accontenta gode… così-così” che farai con le convinzioni limitanti? Accontentarsi, lamentarsi o sperimentare il Coaching? A te la scelta!

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